25 luglio 2012 – Intervento in consiglio sulla cittadinanza ai bambini extracomunitari

Parlare oggi mi appassiona particolarmente, poiché discutiamo di qualcosa che va oltre la sola legge formale e sfocia nella giustizia sostanziale. Stamane facevo delle considerazioni che mi piacerebbe condividere con voi: quando un bambino nasce, non lo chiede.

Nasce e basta, per volontà di altri, lui non lo sa. Quando nasce non sa dove nasce ne di chi sarà figlio; non sa se suo padre sarà un genio o un ladro, non sa se sarà un ingegnere o un operaio, non sa se sarà un un’eroe o un vigliacco, ne conosce il colore della sua pelle. Per lui non c’è differenza se sarà nera, bianca o gialla. Nasce è basta. Ma noi abbiamo il dover di non negargli un diritto.

La convezione dei diritti del fanciullo (New York Novembre 1989) fu ratificata dall’Italia con legge 176 del 1991 e statuì che “occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella Società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati dalla Carta delle nazioni Unite, in particolare in uno spirito di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà”

In Italia, oggi, un bimbo extra-comunitario che nasce e vive sul nostro territorio nazionale impara la nostra lingua, frequenta la nostra scuola, s’imbeve dei nostri usi, cultura, abitudini e gusti ma è considerato uno straniero ed al compimento della maggiore età rischia di diventare un clandestino. E’ incomprensibile come questo bimbo debba sentirsi straniero nel suo paese, diverso dai suoi coetanei e vivere in questa condizione di estraneità il periodo della formazione culturale e della personalità. La dignità del bimbo senza colpe è sostanzialmente minata ed i sentimenti dei coetanei “regolari” rischierà di ispirarsi a discriminazione ed emarginazione.

Anche la Comunità Europea ha ritenuto, nella Convenzione Europea sulla Cittadinanza, di invitare gli stati membri a facilitare l’acquisto della cittadinanza per le “persone nate sul territorio ed ivi domiciliate legalmente ed abitualmente”.

Attualmente la popolazione scolastica del nostro paese è costituita di bambini extra-comunitarii in misura considerevole e tende costantemente ad aumentare, ma l’Italia non ha ancora ritenuto di ratificare la citata convenzione.

Eppure i paesi che hanno ritenuto di recepire il principio dello “ius soli” ed in conseguenza promosso il senso di appartenenza delle comunità immigrate, hanno nel contempo ottenuto contributi sostanziali per lo sviluppo sociale e per la crescita economica.

Eppure, nonostante la legislazione nazionale si ispiri a gretta e insopportabile xenofobia, il ruolo degli extra-comunitari è diventato fondamentale per la tenuta del sistema produttivo: un’enorme risorsa per il nostro paese!

Eppure il Presidente della repubblica afferma che negare la cittadinanza alle seconde generazioni di stranieri nati e vissuti in Italia è una FOLLIA. La normativa in vigore è figlia di un paese che non c’è più.

Eppure la Chiesa, nonostante la denunciata indifferenza vanagloriosa ed egolatrica dei vertici istituzionali, ha ritenuto di recuperare la sintesi del rivoluzionario messaggio evangelico affermando che “garantire la cittadinanza italiana a chiunque nasce nel nostro paese sulla base dello ius soli è un diritto di civiltà”. A dispetto degli orientamenti omologanti il sistema delle alte gerarchie ecclesiastiche e di gretti politicanti legati ad ottuse strategie opportunistiche, la base cattolica si ispira a principi di accoglienza, solidarietà ed umanità. La politica dei respingimenti dei migranti che arrivano nel nostro paese per sfuggire a fame, guerre e persecuzioni è IMMORALE, mentre sull’applicazione dello ius soli occorre fare presto e bene perchè l’Italia è in grave ritardo rispetto agli altri paese occidentali (Mons. Mogavero – Presidente degli affari giuridici della CEI)

E la nostra città come reagisce di fronte a tali iniquità?

A Napoli, città di grandi tradizioni democratiche e culturali, la politica dell’inclusione è da tempo oggetto di profonde riflessioni ed iniziative concrete che, partendo dall’indignato rigetto della xenofobia, contribuiscano a realizzare fondamenti legislativi per la tutela dei diritti umani, dell’accoglienza, della solidarietà e del riconoscimento della dignità del prossimo.

A Napoli, città dell’amore, la popolazione s’adopera convinta e con spontaneità per l’adozione di fatto di bimbi extra-comunitari perche’ il colore della pelle non è mai stato motivo di rifiuto dell’integrazione sociale.

A Napoli, unica città europea dove anche la sofferenza trova conforto attingendo al grande patrimonio di ironia popolare a protezione degli “esposti”: la finestra dell’inquisizione sulla facciata di S. Domenico è soltanto dipinta.

A Napoli, dove il sentimento religioso si ispira ai fondamenti del messaggio evangelico, pur nella grande dignità dell’ERECTUS (San Gennaro).

E’ vero che il tessuto sociale ha subito gravi lacerazioni; la malavita assolda i deboli, i rifiutati (inclusi gli extra-comunitari) per perseguire i suoi obbiettivi delinquenziali che tanto dolore hanno generato nella nostra città; ma è anche vero che il coacervo dei sentimenti, della tradizione culturale, della capacità di sofferenza senza rassegnazione, dell’amore per gli emarginati senza ipocrita ostentazione consente una fondata speranza di recupero sociale ed economico che coinvolgerà l’intera comunità (inclusi gli assimilati dei paesi stranieri), perchè questa città è la speranza della Nazione!

Urge pertanto la mobilitazione del Comune di Napoli che coinvolga tutti gli Enti operanti sul territorio affinchè la legge 91 del 1992 e sue successive modificazioni, la più ostile verso i minori in occidente, venga adeguatamente emendata recependo il principio dello “ius soli” affinchè i bambini nati in Italia da immigrati stranieri ottengano dalla nascita la cittadinanza italiana.

Per tutte questa ragione voterò in maniera favorevole la delibera d’iniziativa consiliare proposta dalla Consigliera Elena Coccia.


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