Barriere architettoniche: una presa da non mollare

Sulla questione delle barriere architettoniche in città mi sono fatto un punto d’onore perché – lavorando nella scuola – condivido i problemi dei miei giovani amici che, portatori di handicap, sbattono continuamente contro le barriere che noi gli creiam o non predisponendo gli ambienti. La disabilità è un fatto fisico, ma l’handicap è un fatto sociale, lo creiamo noi con le barriere.

Il 20 gennaio presentai in Consiglio Comunale un “Art. 37”, cioè un argomento non previsto all’odg. che intendo riprendere con forza a settembre se qualcuo di voi mi aiuta. Ecco il testo dell’intervento che feci e sul quale ho continuato a lavorare in questi mesi:

Consigliere Salvatore Pace – NéT

BARRIERE ARCHITETTONICHE 

Si attenzionano il Consiglio Comunale, la Giunta e il Sindaco su una questione di notevole gravità che incide negativamente sulla qualità della vita e sulla possibilità di fruire del diritto allo mobilità dei cittadini non deambulanti.

In molte parti della città sono stati collocati dispositivi di impedimento dell’intrusione di ciclomotori e motocicli su marciapiedi (o aree comunque sottratte alla circolazione di veicoli) costituiti da paletti ravvicinati tra di loro, collegati con catene e disposti in triplice fila così da costituire percorsi obbligati per il transito dei pedoni. 

Tali dissuasori, sebbene accessibili alle carrozzine a spinta manuale di piccole dimensioni, si trasformano in vera e propria barriera in quanto rendono impossibile il transito alla persona non deambulante la cui autonoma mobilità è attualmente sempre più garantita dall’uso di carrozzine elettriche a quattro ruote, più lunghe e più larghe della tradizionale carrozzella. 

Invece che rimuoverne le cause, l’Amministrazione Comunale crea così l’handicap. Al riguardo, infatti, vale la pena ricordare che l’ handicap si individua esclusivamente all’interno della sfera sociale: esso nasce infatti dall’insieme di disabilità+barriera (Commissione Europea, Delivering eAccessibility, 26/9/2002).

Assistiamo, dunque, al paradosso che l’handicap viene artatamente creato proprio dall’Ente a cui la Costituzione affida il delicato compito di rimuovere le cause che lo generano e di rendere possibile a tutti il godimento delle libertà e dei diritti fondamentali, finalità ancor più rimarcata dal novellato art. 118 e dallo sviluppo positivo del principio di sussidiarietà.

Tale inaccettabile situazione è aggravata da un’ulteriore circostanza: alcune stazioni della Linea 1 della Metropolitana, sono dotate di ascensore cui si accede da un lato e si esce da uno dei due lati adiacenti (una fra tutte, quella di Piazza Dante). Il risultato è che il portatore di handicap vi può entrare ma non può uscirne in quanto il veicolo a sua disposizione non può operare una torsione di 90° facendo perno su una ruota fissa.

Si ritiene che debbano essere previste apposite poste in bilancio comunale per la sanatoria di tali colpevoli circostanze per quanto di competenza diretta del Comune e che l’Ente stesso si faccia parte diligente per analoga operazione da parte di Metronapoli spa che, per altro, si segnala come azienda attenta e fattiva nell’offerta di un’adeguata organizzazione della mobilità interna nelle stazioni e di servizi per l’handicap.

20.01.2012 – Salvatore Pace


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