Consiglio Comunale del 21/22 giugno 2012 sul bilancio preventivo il mio intervento critico

Ho pensato molto alla mia dichiarazione di voto sul bilancio preventivo e voglio dire subito che non posso votarlo, preannuncio, quindi, la mia uscita dall’aula. Lo dico con amarezza e con grande sofferenza. Sofferenza proporzionata all’entusiasmo che mi ha fatto gridare nelle strade e piazze di Napoli: “contro i poteri forti di questa città vota e fai votare Luigi De Magistris.

Diamo un segno di discontinuità”. L’ho gridato con il programma elettorale in mano ed i cittadini hanno premiato Luigi De Magistris perché hanno creduto alla promessa fatta ed all’impegno assunto. Al progetto ci ho creduto, e per me, il patto con gli elettori, è pianamente valido ed efficace, ma restano sul tavolo doppi nodi irrisolti, che attendono di essere sciolti, non con dichiarazioni che fanno riferimento a dispiaceri personali (qui di personale non c’è nulla!) ma con analisi politiche che devono giustificare agli occhi dei cittadini, ed in particolare dei 18.902 elettori della lista civica Napoli è Tua, i perché del caso Rossi, i perché del caso ASIA, i perché del caso Romeo, i perché del caso Narducci, il perché del programma elettorale non si fa più cenno. Ebbene, io credo che il programma elettorale, contrariamente a quanto ritenuto da qualcuno che, evidentemente non ha il coraggio di dichiararlo in pubblico, sia un vincolo morale, prima ancora che politico, se vogliamo che la politica sia qualcosa di diverso da quello che è stata fino ad ora.

Temo che si stia perdendo nell’esperienza napoletana un’occasione storica. La lista civica di cui faccio parte con onore (e per me questo termine non è caduto in disuso), e che dovrebbe costituire la punta più avanzata del nuovo modo di fare politica, deve essere un luogo dove non è consentito ritenere immodificabili distorti rapporti politico/amministrativi per il solo fatto che “vanno avanti da trent’anni”. Questo non è lo spirito di una lista civica composta da liberi cittadini muniti anche di diverse sensibilità che si sono dichiarati pronti a rendere servizio alla propria città al di fuori degli schemi di partito.  I cittadini ci hanno chiesto la discontinuità con il passato e su questo non possiamo transigere. Quello che si è verificato a Napoli, in occasione delle ultime elezioni, è il nascere di un consenso in cittadini che non hanno voluto avere niente a che fare con il vecchio. Pertanto, alle parole “abbiamo scassato” deve seguire gioco forza la ricostruzione non secondo metodi vecchi ma secondo un nuovo modo di partecipazione cittadina alle scelte della città. Il “nuovo” non deve essere la partecipazione vuota – dove l’adesione dei cittadini avviene secondo lo schema proprio del populismo e dell’acclamazione – ma la partecipazione che si realizza attraverso la condivisione della sovranità popolare con i cittadini stessi, sia nell’amministrazione della città sia nella scelta delle donne e degli uomini migliori da mettere alla guida di enti, società ed istituzioni pubbliche secondo il modello anglosassone o cagliaritano per tornare in Italia. Solo così si scassa la casta! La mediazione (a cui spesso si accompagna anche la spartizione) che, secondo qualcuno, è l’attività principale della politica, ha ridotto questo paese alle macerie politiche di cui tutti vediamo i risultati. La ricostruzione deve, quindi, avvenire gioco forza facendo leva sull’applicazione rigorosa dei principi fondamentali, sui quali non si può e non si deve mediare. L’impegno politico per me è tra i doveri, il più alto. Esso è posto al servizio dell’interesse generale, ed in particolare in questo momento storico, con i nostri comportamenti (le parole non bastano più) occorre convincere i cittadini che la politica non è quella cosa deplorevole e sporca da molti irresponsabilmente predicata con gran seguito di opinione pubblica. Oggi più che in ogni altro momento ritengo necessario credere fermamente nei principi fondamentali della democrazia per i quali non conta il dissenso né la diversità di opinione se sono espressione della intima e profonda convinzione di fare l’interesse pubblico. In questo senso lo spirito critico è linfa vitale della vita democratica e ciò ancora di più in una lista civica ove non ci sono ordini di scuderia da attuare acriticamente pena l’espulsione. Ecco oggi sospendo il mio giudizio fino a quando non avrò avuto il richiesto chiarimento che la città attende e, con programma elettorale alla mano, non avrò la certezza della rotta intrapresa.


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