Uè ué!
Rieccomi qua. Dopo una bellissima giornata passata fra il sole, il mare e gli aquiloni della nostra città. Il lungomare era uno spettacolo stamattina.
Oggi è un giorno speciale, un giorno che – a mio avviso – non è solo una commemorazione di un giorno di sole dopo un periodo buio della nostra recente storia, ma anche un faro, una bussola che ci può indicare anche a noi, oggi, in che direzione andare.
Beni comuni, rispetto dei luoghi, fratellanza, sostenibilità, legalità, cultura sono i satelliti che ruotano attorno al 25 aprile nell’anno 2012.
Ma stamattina, però, il mio 25 aprile è iniziato così come non avrei mai voluto. E mi ha fatto tanto riflettere sulla “direzione” che vogliamo prendere, che la nostra città deve prendere…
Uscito di casa nella storica quanto confusionaria Santa Teresa degli Scalzi per andarmi a prendere il pullmann per il lungomare ho avuto la fortuna di imbattermi in un bel corteo di bandiere, giovani ed adulti che offrivano all’aria dei bellissimi slogan in memoria del 25 aprile, per la libertà dal fascismo e dai fascismi tutti. Penso: “Bello! Avanti così! Coinvolgete la gente del posto, molti qui se lo ricordano ancora il 25 aprile 1945″.
Un gruppetto di 3 ragazzi (tra i 17 ed i 19 anni) si stacca dal corteo, armati di bombolette cominciano a sovrascrivere “Antifa” su una Croce celtica su di un muro di uno splendido palazzo Settecentesco di Via Santa Teresa.
Non ce l’ho fatta. “Ma che cazzo state facendo?”, gli ho detto. Intanto sopraggiungeva un ragazzo della mia età (poi rivelatosi commerciante della zona) con le mie stesse intenzioni. “State rovinando un muro di un palazzo per una scritta del cazzo!”.
I ragazzi proseguono e concludono la loro opera e rispondono “Noi stiamo solo cancellando!”. Intanto, il terzo (prima meno attivo), dice: “Facciamo una foto, dai!”.
Io dico: “Questo è un bene comune, è la nostra città!” Arriva una donna del corteo che li invita a riaggregarsi a loro, senza parola proferire sull’accaduto (né scuse, né nulla di nulla).
Il commerciante dice: “Eh, il giorno della liberazione! E quann’ ce’ liberamm’ ‘e chisti ‘cca???”
Quei ragazzi credevano di fare davvero politica, credevano che cancellando quella croce celtica col nero pece e firmandosi in rosso “Antifa” avrebbero ristabilito l’ordine GIUSTO delle cose. Credevano che quel gesto fosse un vanto, da fotografare, da riportare ai superiori come battaglia vinta in trincea, come se stessimo ancora in guerra con i fascisti… Mentre la gente comune, l’altro 99% delle popolazione in quel momento pensava che loro stessero SOLTANTO rovinando ancora di più un muro di un palazzo storico, erodendo l’arredo urbano di una via regale della più bella città del mondo, intaccando un patrimonio che è protetto dall’UNESCO, rovinando un bene comune.
Ecco: questa è la distanza che c’è fra i partiti e la gente comune, pura miopia. L’ho tastata oggi, con le mie mani. Questo è il pericolo che stiamo correndo. Chi fa politica deve imparare a capire DAVVERO i bisogni delle persone “comuni”, proseguire nelle proprie battaglie, sì, ma NON può avallare comportamenti di questo tipo. Non è SOLO questione di legalità fine a sé stessa, qui è questione che se vogliamo avere una città più bella, pulita, vivibile e vogliamo pagare meno tasse e vogliamo lamentarci di meno, dobbiamo imparare a rispettarla, innanzitutto. Perché non si sono armati di qualche soluzione chimica e di tanta paziaenza per poter davvero cancellare la scritta, SENZA firmare con la propria? Perché no? Avrebbero svolto un servizio, avrebbero tutelato un bene comune. La gente del posto li avrebbe ringraziati e, forse, avrebbero dato un nuovo senso al 25 aprile: di partecipazione, di speranza e di “adozione” degli spazi comuni. E, invece?
Invece, no. Qui la gara è a chi CONQUISTA il territorio, un territorio, che, però, fino a prova contraria, NON è di nessuno (né dei fascisti né dei comunisti) ma DI TUTTI. Qui ci si riempie la bocca di parole splendide (eguaglianza, fratellanza, rispetto, libertà) ma la mente e le mani vanno in una direzione diversa e partoriscono DANNI ENORMI. Questa sia chiama INCOERENZA.
E i loro “superiori? I grandi? Beh….i superiori (magari la donna che li ha “ricondotti” al corteo) li avrà rassicurati con un “Vabbè, questi non capiscono l’importanza del vostro gesto”. Magari quella donna avrà messo anche me fra “i fascisti del quartiere”, i qualunquisti che non possono capire….
Ed è questa la cosa che mi preoccupa di più: chi sta ai piani alti e deve dare l’esempio.
Quando avevo visto quel corteo colorato ero convinto che ne avrei voluto fare parte anch’io….Alla fine mi sono trovato a parlare col giovane commerciante…e credo di aver fatto bene. Almeno parlavamo la stessa lingua.
“Eh, il giorno della liberazione! E quann’ ce’ liberamm’ ‘e chisti ‘cca???”
Buona Liberazione a tutti.
Lorenzo