Una proposta per Bagnoli

 

La mancanza di una visione strategica anche nella fase gestionale ha dunque inficiato la stessa pianificazione strutturale e questa assenza della politica, questa assenza di un forte indirizzo politico, affinché le norme più dettagliate e le esecuzioni fossero coerenti con la visione strategica della componente strutturale del piano, ha fatto ridestare, come giustamente ci diceva l’assessore De Falco, i vecchi difetti napoletani. La citazione di Giovanni Astengo che ha fatto l’assessore De Falco infatti è illuminante perché nel ’76 Giovanni Astengo diceva: guardate, il problema di Napoli non è mai stato la mancanza di buone pianificazioni; Napoli ha sempre avuto buone pianificazioni. Il problema della nostra città è sempre stato rappresentato dall’insipienza del ceto amministrativo, incapace di attuare quelle buone norme dettate nell’interesse pubblico e sempre spinto alla costante ricerca di scorciatoie derogatorie.

Il piano regolatore però non è uno strumento meccanico, non è un sistema di norme matematiche; la pianificazione urbanistica è un processo dinamico e le fasi in cui si articola, cioè quello dell’approvazione e quello della gestione del piano, hanno la medesima importanza, come sostengono gli studi di urbanistica moderna più importanti. Le decisioni relative all’attuazione del PRG hanno la stessa importanza delle norme del piano, un piano ottimo, con una cattiva gestione, può dare risultati pessimi e questo è proprio quello che è accaduto a Bagnoli.

La variante occidentale del 1996 ha un’idea chiara per Bagnoli ed è l’idea, che è condivisibile, e questa idea va difesa con forza da ogni tentativo di stravolgimento. Prevede il recupero dell’unica spiaggia pubblica possibile per una grande città di mare come Napoli che è, paradossalmente, priva di una spiaggia per i cittadini. Prevede la creazione di un parco verde di 120 ettari e prevede un milione e 300 mila metri cubi di nuova edificazione. Ma questo dato non è un dato anodino; dalle norme di piano emerge una precisa idea di sviluppo sostenibile per questo pezzo di città e per la città nel suo complesso.

Da un lato la restituzione dell’area alla sua locazione naturale, dall’altro una duplice visione di sviluppo: la riconversione ambientale consentirà la creazione di un polo turistico di alto livello, mentre la netta prevalenza che nella variante occidentale hanno i volumi per produzione di beni e servizi rispetto ai volumi residenziali indica, in modo preciso, un’altra gamba dello sviluppo di quell’area che potrà vedere concretamente la luce nella fase attuativa gestionale.

In questa fase infatti, si potranno insediare in quell’area, in virtù della prevalenza dei beni e servizi, attività di terziario avanzato, con un notevole impatto sull’economia e per uno sviluppo eco compatibile e di alta qualità di Bagnoli e della città nel suo complesso.

Il piano esecutivo del 2006, tuttavia, perde di vista le direttrici contenute nella pianificazione strategica; sembra considerare Bagnoli come una monade, come una città dentro la città e la fase attuativa di questo strumento urbanistico è stata gestita in totale assenza di ogni indirizzo politico, ma piuttosto sulla scia di valutazioni economico-finanziarie dettate dalle contingenze della società di trasformazione urbana. E così abbiamo visto realizzazioni avulse non dico dal sistema metropolitano e da quello cittadino, ma persino dalla dimensione di quartiere: un auditorium a poca distanza da quelli della RAI e della Mostra D’Oltremare, un centro benessere di un ettaro di cemento armato costruito dove il parco prevede attrezzature di quartiere, non solo a poca distanza dalle terme di Agnano, ma incredibilmente localizzato a 700 metri dalle sorgenti termali, per cui assolutamente inidoneo a svolgere la funzione di centro benessere che è anche una funzione che contrasta con la previsione di piano, perché il piano prevedeva attrezzature di quartiere.


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