Convegno su Crisi della sovranità e nuova democrazia

Report dell’intervento di Vittorio Vasquez al Convegno su Crisi della sovranità e nuova democrazia svoltosi il 16/12/11 all’Università Federico II e organizzato dal Gruppo Consiliare di Napoli è tua e dal Centro Studi Alternativa Comune .

DEMOCRAZIA e DEMOCRATIZZAZIONE

Una democrazia vive se la parola è operante, se cioè la critica, la denuncia, l’argomentazione, la domanda di verità non passano senza lasciare un segno. E solo in questo clima la parola giusta non si confonde con la parola ingiusta (Italo Calvino, 1977).

Quindi la scelta del dissenso argomentativo e l’individuazione di un lavoro in progress sono il punto di partenza per un confronto sulla democrazia in uno specifico contesto storico. Ma è significativo che dobbiamo sempre aggiungere una qualificazione al termine democrazia: rappresentativa, parlamentare, di prossimità, diretta, partecipativa, deliberativa, conflittuale, insorgente. In ogni diversa fase storica la trasformazione dello Stato si accompagna alla trasformazione delle istituzioni rappresentative. Solo quando il passaggio nasce dalla pressione violenta dei movimenti si producono esperienze di democrazia diretta come la Comune di Parigi, i soviet del Dualismo di Poteri in Russia, il consiliarismo del Biennio Rosso, la Resistenza, il 68. Oggi, l’autonomia raggiunta dai mercati finanziari ha paralizzato, a livello globale, le politiche democratiche ed espropriato gli Stati Nazionali.

La Governance è servita così a contrastare le Lotte Sociali, ha cambiato l’organizzazione del lavoro, dilatato le diseguaglianze, ribaltato la cultura politica  e di qui il ridursi delle alternanze politiche fra destra populista e destra liberista (R. Rossanda). E pericolosa l’accettazione da parte di una grande maggioranza parlamentare di uno stato di necessità che finisce per giustificare un Governo come quello guidato da Monti  e nonostante l’opposizione di tutte le organizzazioni sindacali.

Questa è la trasformazione in senso radicalmente oligarchico della democrazia rappresentativa ridotta ad accogliere la comunicazione delle decisioni prese altrove e che discendono dall’alto della Bce e del Fmi. Così la democrazia parlamentare si manifesta in tutta la sua miseria e falsità e a nulla possono valere le ipotesi di riforme elettorali che intaccano solo le procedure. La realtà ci mostra partiti oramai evanescenti, con la conseguente assenza di mediazioni tra cittadini, società e governo e con la persistente separatezza tra i pur importanti movimenti di lotta presenti  in Italia e in Europa.

Il vuoto di rappresentanza favorisce la Destra e destabilizza la Sinistra, come dimostra la ridicola ma comunque pericolosa ripresa del populismo della Lega Nord.

La scena desolante è che tutti alzano le mani dinanzi al default e fingono di trattare (disarmati) con la BCE e l FMI, cedendo ogni parvenza di autonomia statale e rinunciando a prendere decisioni alternative. Non ci può essere Democrazia dove si celebra la vittoria del Pensiero Unico che al momento può resistere anche ai giovani greci, agli indignados di mezza Europa, alle manifestazioni delle donne, alla resistenza degli operai della Fiom. Alla fine se è cambiata  la forma partito è cambiata la politica ed è cambiato lo spazio pubblico in cui questa si esercita. E avvenuta la privatizzazione dello spazio pubblico vissuto con mezzi privati, dalle telecomunicazioni ai mass media, alla privatizzazione dei saperi ecc. Liberandosi da ogni controllo sociale.  Per avviare un percorso di Democrazia occorre praticare la partecipazione dal basso (anche con la pratica dell’obiettivo) favorendo organismi indipendenti di governance, stimolando la funzione garantista delle Corti Costituzionali (come nel caso dei Referendum), avviando processi di aggregazioni di movimento di prossimità da riportare a sintesi più elevate. Perciò più che parlare di Democrazia è meglio parlare di un percorso di Democratizzazione, cioè del tentativo di democratizzare la Democrazia come meta finale. Senza sognare la soluzione definitiva del conflitto sociale e della coesistenza di una pluralità di interessi e di idee.

La democrazia si presenti come una rivolta permanente che vede l’essere-in-comune (noi tutti) contro l’essere-in-uno (il singolo individuo) per recuperare il necessario legame sociale contro l’ attuale prevaricazione dell’individualismo. Si tratta di una scommessa per tutta la Sinistra che fino ad oggi si è mostrata incapace nel tenere insieme le diversità e utilizzarle come forza dirompente per la trasformazione. Scrive M. Abensour: La democrazia non è un regime politico, ma innanzitutto un’ azione una modalità dell’agire politico, specifica nel senso che l’irruzione del demos, del popolo sulla scena politica lotta per instaurare uno stato di non-dominio nella città. Oggi per la democrazia partecipativa occorre andare oltre il puro conflitto, animati da una forte dimensione morale, superando la Democrazia puramente aggregativa e con la prospettiva di costruire finalmente l’uguaglianza nella diversità.

La scommessa del Laboratorio Napoli lanciata da Luigi De Magistris è di poter passare dalla pluralità dei movimenti, attraverso un processo unitario, alla nascita di un nuovo Soggetto Politico avente al centro temi dell’uguaglianza, della giustizia sociale, della difesa dei Beni Comuni (dall’acqua, al mare, ai saperi, al welfare). La sfida è quella di saper coniugare il progetto politico con la buona amministrazione, ridando vigore alle istituzioni rappresentative ma accompagnandole con la nascita dal basso con organismi di democrazia diretta.


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